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venerdì 24 novembre 2017

I GESTORI BALNEARI: "VERITÀ SULLA TARI". MA IL SINDACO LI GELA: "LORO OFFERTE INACCETTABILI"

Ai circa trenta concessionari balneari che non hanno pagato la Tassa di Asporto Rifiuti (TARI) per via del contenzioso che da anni li vede opposti alla multiutility Veritas non sono stati pignorati i conti correnti. Lo si è appreso da una conferenza tenutasi stamane nella sede del Gruppo Turismo a Sottomarina: nei giorni scorsi si era diffusa la notizia che i conti fossero stati bloccati su istanza di parte -Veritas appunto- ma nella realtà il Tribunale di Venezia non ha ancora preso una decisione. La quale può anche attendere la sentenza della causa, o in alternativa il Tribunale può archiviare la richiesta, o congelare solo una quota. I gestori riuniti in GEBIS contestano l'aumento delle tariffe (anche 12 volte in più rispetto ad esempio a Jesolo), considerato il fatto che si servono di un'altra impresa per l'asporto dei rifiuti, a condizioni di servizio definite migliori.

La vertenza è aperta anche riguardo i rifiuti spiaggiati, che si arenano sulla spiaggia di Sottomarina portati dal Brenta, dall'Adige e da altre fonti: il costo della loro rimozione -sostengono i promotori del processo- dovrebbero essere ripartiti fra i Comuni che contribuiscono a produrli. Fino a qualche settimana fa una transazione con il Comune di Chioggia pareva vicina, e attendeva un'offerta formale, quando la direzione è cambiata e sia il sindaco che l'assessore Daniele Stecco sono passati alla richiesta di rientrare dal debito, dato che i restanti cittadini e imprese sono gravati del 10% in più rispetto agli anni precedenti. Tra le contestazioni dei balneari a Veritas, anche l'obbligo di collocare le immondizie sul lungomare, contribuendo all'inquinamento olfattivo e a rendere una immagine deteriore.

Il comunicato di GEBIS
Il commento di GEBIS alle tabelle di raffronto fra i diversi Comuni


Dal canto suo, al microfono di Chioggia Azzurra, il sindaco Alessandro Ferro non arretra di un centimetro e spiega la posizione dell'amministrazione: «GEBIS ha formalizzato un paio di proposte, ma erano inaccettabili nella quantità (la prima prevedeva il pagamento del 20% del dovuto) e quindi irricevibili. Su queste basi sedersi a un tavolo è inutile sedersi, le posizioni sono molto lontane tra loro. Non ci sono mai state le basi per un dialogo serio nella stessa direzione, non c'è una loro concreta volontà in questo senso. Si attende la prima sentenza». Il primo cittadino non ha dubbi: «La quota fissa va pagata totalmente. Sulla base di questi presupposti, si può ragionare di quella variabile, anche se gli sconti massimi applicabili da regolamento sono del 60%, formulari alla mano». Ferro distingue tra il pregresso e l'avvenire: «Se è un problema di tariffe da rivedere, ci mettiamo mano per il futuro. Ma per il passato non possiamo farlo: c'era una componente fissata prima al 55% ora al 60% sotto la quale non possiamo concedere sconti, perché sarebbe anche un'evidente sperequazione con il concessionario adiacente che la TARI l'ha sempre pagata regolarmente».
Non vi è solo la parità di trattamento fra situazioni analoghe, ma anche un argomento che riguarda tutta la città: «La quota fissa -prosegue il sindaco- serve a pagare la pulizia delle strade, l'igiene urbana, non solo quella della battigia e dei loro stabilimenti. E questa quota fissa da anni non viene pagata da alcuni di coloro che beneficiano di tutto ciò come gli altri cittadini». Inoltre, secondo il Comune, lo “spettro” della Corte dei Conti può chiedere ragione all'ente pubblico dell'eventuale accordo per la metà dell'importo dovuto, ovvero della rinuncia all'intero che potrebbe configurarsi sotto l'ormai familiare fattispecie del danno erariale. Insomma, Ferro e Stecco non mollano, in attesa della sentenza. La quale dirà anche se non sarebbe stato il caso di contestare l'importo della componente fissa della TARI in sede di definizione, e non dopo intere stagioni di morosità.

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